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sabato 4 luglio 2009

Libero di correre nel vento senza ritmi. Bilancio di 10settimane di Ugo training

Leggevo di vecchi post di allenamento, dell'anno scorso e più indietro. Quanto sbattimento, che paranoia di star dietro a min/km da rispettare, ritmi da impostare. Una corsa sempre bilanciata e accorta, che non poteva uscir dai binari. Comunque mi divertivo, anche se lo sforzo celebrale da pagare era alto..
Mi stupisco oggi di trovarmi invece così LIBERO. Dieci settimane con il nuovo allenatore e già mi sento rinato. La corsa è diventata più istintiva. Non ho un ritmo da rispettare, sono libero di correre al massimo delle mie possibilità di giornata. Quella forza che riesco ad esprimere necessaria a finir l'allenamento.
Registro i dati e mi stupisco. Li analizzo. In apparenza a chi mi legge da molto potrebbe sembrare non sia cambiato tanto nella mia maniacalità e pignoleria nell'affrontarli. E' una differenza che va spiegata. La pignoleria dei dati prima la portavo anche in strada e se per dire i mille li dovevo far a 4'47 sulla base di calcoli ricavati da siti o tabelle che seguivo, mi sforzavo di rispettarli, a costo di accelerare/decellerare durante l'esecuzione. Da paura!
Oggi niente più di tutto questo. In strada c'è un Mathias nuovo, che non sa a quanto potrà correre, che non deve saperlo, lo deve scoprire e poi registrare.
Uno degli insegnamenti di Ugo è questo. Esiste un modo di allenarsi fatto di sensazioni. Non posso imprigionar il corpo in numeri. Che ne posso saper della velocità che è in grado di rendere, se non lo lascio sfogare mai appieno?
I mille emblematico esempio, come vedrete tra un paio di giorni dal resoconto, mi testimoniano questa svolta di pensiero. Sto a stropicciarmi gli occhi per quel che riesco a fare!.
Non ho iniziato a far sul serio da dieci settimane, come si potrebbe facilmente pensare. E' almeno un anno che cerco di incardinar la mia corsa in allenamenti sensati. Di schemi si che ne ho seguiti..ma nessuno mai aveva fatto della libertà di sensazione il fondamento con cui interpretar tutte le corse.

Altro aspetto non secondario, non devo pensar più a come allenarmi, non ho più questa preoccupazione. C'è chi vi pensa per me :-) Anche questa è una forma di libertà.. Posso esser più animale e..correre semplicemente. E quando non corro, pensar ad altro senza il pensiero di inventarmi allenamenti!

E la preoccupazione, anche inconscia, di dover dar conto a qualcuno che prima non c'era? Quella non l'ho avvertita. E' facile essere allenati quando c'è la passione, che comunque mi farebbe correre ugualmente. Mi volto indietro e vedo quasi tre anni di uscite costanti in cui mi son mandato a correre. Con la pioggia ed il vento sono andato, senza che me lo dicesse qualcuno. I suggerimenti di Ugo si inseriscono perciò in una costanza di comportamenti da parte del sottoscritto. Se toppo, salto, sposto una corsa nulla cambia.. Chi mi suggerisce è una persona che mi inculca principi, non tempi! Se questo è il rapporto, tutto è più facile e rimane nell'ambito di un bel gioco, quello che ho deciso di praticar con il mio corpo quando ho scoperto questo sport.
Il rapporto corridore agonista/zen è infine in via di miglioramento.Mi spiego.
Esisteva anche prima il lato zen in me. Amavo correr pur in passato concedendomi parentesi di corse senza obiettivo(per il gusto di correre), però eran momenti a sè stanti. Non potevan conviver nella stessa uscita le due nature.
Oggi invece riesco ad essere zen anche durante gli allenamenti più strutturati, perchè anche in essi, come spiegato, non ho più obiettivi. Corro dove mi capita(emblematici i miei riscaldamenti in pineta, che prima non frequentavo per la paura.. non prendesse il garmin!)..alla velocità che riesco. Ho sfatato un altro mito che mi ero costruito. Gioia di correre = solo corsa lenta e contemplativa. Sbagliavo. La felicità del correre veloce è impagabile. Sentirsi il vento in faccia e i muscoli che lavorano a pieno regime mi fanno sentir vivo e apprezzar il gesto più che mai. Oggi son insomma più che in passato un minestrone delle due nature.
La chiudo qui
Del resto, delle sensazioni che mi danno gli allenamenti specifici, le salite il potenziamento, parlerò in seguito..è troppo presto per tirare conclusioni.

22 commenti:

Alessandro Grippo ha detto...

Forse c'è una metodologia d'allenamento adatta per ognuno di noi, e magari quella di Ugo è proprio quella che fa per te. Meglio così. L'importanza in ogni caso è la costanza, la passione e la voglia di combattere e tutte queste cose non mi sembra ti manchino!

theyogi ha detto...

quoto alex: hai avuto la 'fortuna' di incontrare la persona giusta, la tua tenacia fà il resto... con un pizzico di creatività :)

Anonimo ha detto...

è incredibile quante cose ci accomunano.
Quanto mi piace il nuovo Math!
Quanta libertà si sente in qs post, sembra quasi di toccarla.
Lucky

Davide R. ha detto...

Sicuramente anche se ormai pratichi la corsa da qualche anno e hai già avuto modo di arrichirti di parecchie informazioni..stai entrando in una nuova sfera..non si smette mai di imparare ed evolversi..alle volte si potrà anche tornare indietro e cambiare le idee..ma sarà sempre una continua ricerca ed adattamento..l'importante è farlo sempre con la gioia..credo che come diceva Ugo..anche in questo bisognerebbe reimparare dai bambini.
ciao.

Mathias ha detto...

In un certo senso si ho avuto fortuna. Mi ha corretto un approccio sbagliato, quanto meno non giusto per me (Che senso aveva col senno di poi, durante l'esecuzione di in una ripetuta, variare il ritmo delle gambe a secondo di quello che leggevo sul GPS!). Oggi più di ieri per analizzar la performance bado a tutto e so che se fa caldo/ho mangiato pesante/son stressato andrò più piano, ma non per questo mi sarò allenato meno.
Per allenarmi infatti so che devo raggiunger una certa sensazione di fatica, che è particolare e non si può descrivere. So riconoscerla. Talvolta la trovo ad un certo ritmo , talaltra (se si innestan le variabili) ad uno differente. Vado a caccia di quella sensazione ecco. Non sempre poi ci riesco perchè come capitato l'irruenza mi fa dosar male le forze e quindi qualche allenamento l'ho cannato alla grande (vedi i 400 o i 5000 non finiti), ma son perfettibile e non c'è alcuna ansia in questa ricerca di equilibrio nella distribuzione delle forze.
@lucky: credo che sian comuni a molti queste riflessioni. Io spero che magari se c'è qualcuno troppo schiavo dei tempi, ecco senza presunzione capiti in questo scritto e se non i miei allenamenti, carpisca questo principio che si può correr senza ritmi.

theyogi ha detto...

incredibile! non ero ancora tuo sostenitore.... :D

Mathias ha detto...

ora posso rilasciarti l'autografo.. :-P

ugo ha detto...

Un programma completo non esclude i numeri ma li colloca .
Un programma giusto si conclude completando un ciclo nel quale atleta e preparatore hanno imparato a conoscersi toccando i tanti aspetti fisiologici e non che la corsa suggerisce, ottimizzando, estremizzando e ricominciando facendo tesoro di cosa si è costruito.
Non ho mai pensato che un atleta debba adattarsi a un programma ma ,al contrario, un programma non ha ragione di esistere se non si considera che è l'atleta a suggerirlo.
E' l'atleta a fare il programma e non il contrario.
In pratica sia io che Luciano abbiamo cercato di analizzare l'atleta e non di applicare semplicemente i nostri principi, opinioni o conoscenze.
Alessandro ed il mio amico the Yogi, sono 2 atleti profondamente diversi e non potrebbero in nessun caso seguire un programma comune.
Altro elemento da considerare è quello più volte discusso con Luciano, Alessandro è probabilmente un atleta cresciuto come atleta, The Yogi si è scoperto capace di correre dopo una vita vissuta a ''far altro'' e Davide e un atleta che nasce atleta e vive da atleta anche se non lo farà mai.
Altra grande difficoltà è riuscire ad estrapolare il peso della propria esperienza nel considerare alternative di metodiche , o almeno programmi che sembrano in apparenza remare contro certi princìpi considerati riferimento nel settore.
Ritengo che si sappia veramente poco di come funzioni il nostro organismo e che su questo deficit di informazione si costruiscano troppo spesso programmi molto frutto di esperienza e poco di studio. Inoltre , mentre l'allenamento dell'atleta agonista è stato concretamente analizzato in molte delle sue problematiche, quello dell'amatore va necessariamente distinto in tanti altri morfotipi ed è materia recente e quindi poco studiata.
Consentitemi una ultima considerazione, più filosofica che tecnica, ribadisco tecnico non lo sono, è la testa a trascinare le gambe e va allenata con pari dignità del nostro motore, senza questa e senza una approfondita conoscenza di noi stessi non saremmo mai in grado di superarli certi nostri limiti!

GIAN CARLO ha detto...

Assolutamente d'accordo con Ugo...il programma deve adattarsi all'atleta... come un vestito... ma è anche vero che l'atleta amatore se vuole migliorare deve essere disposto a stracciarsi le vesti che fino a li ha sempre indossato

Alessandro Grippo ha detto...

Io ho bisogno di riferimenti e di numeri concreti per poter raggiungere degli obiettivi, se devo fare un lento ho bisogno di sapere a quanto devo andare, poi so che ci sono dei giorni in cui quel ritmo mi verrà facile ed altri in cui magari dovrò stringere i denti. Ma è il mio caso, non è la regola universale. Questa almeno è il metodo che ho applicato in tutto quello che ho fatto nella vita, e mi pare che funzioni anche per la corsa. Correre sempre a sensazione prevede di avere una maturità atletica che pochissimi amatori hanno, se mi chiedi a che passo sto correndo durante un allenamento io non sono in grado di dirtelo con esattezza (in questo il recente acquisto del Garmin mi ha dato una mano notevole nel migliorare la mia metodica di allenamento) e come me penso che sia cosi anche per il 90% degli amatori; come si può dunque pretendere di allenarsi esclusivamente ascoltando il proprio corpo! E' invece doveroso conoscere il proprio valore ed in base a questo costruire i vari ritmi d'allenamento da seguire, la maturità dell'atleta sarà quella di capire che magari quel giorno quell'allenamento che doveva essere fatto a 4'35'' non viene per mille variabili e quindi verrà corso a 4'40'' ed avrà comunque finalità allenanti. Detto questo per me alla base di tutto c'è la costanza e la dedizione.

Mathias ha detto...

Bell'intervento Ale, quello che ci voleva per far capire bene. Il tuo pensiero è quello che avevo io. Devo(dovevo) conoscer il mio valore per poter programmare una preparazione ed i ritmi. Di solito il valore di riferimento è una gara test sui 10km/14km recente.

Ecco con Ugo tutto questo è saltato e sai lo scetticismo mio iniziale (mi ha gentilmente accompagnato nella sua metodica )
"come faccio i mille così come mi viene.." Di botto ho scoperto che ero in grado di andar 30" sotto quello che, stando agli schemi, avevo sempre fatto. Forse sbagliavo i test o eran valori che andavan riparametrati (il limite di alcuni programmi è che fissato il valore non te lo mutano più e poi ti programmano 6mesi di allenamenti!! vedi l'allenam che ho seguito per Parigi. E come fai a scoprir se vali un ritmo migliore!)
Mi ha stimolato a cercar l'eccesso, che non avevo mai provato per rigida osservanza tabellare(faccio ciò che tabella dice)
Ora non è che non esistan ritmi con lui, ma mi sembra di capire (ancora non sono arrivato) che prima della gara obiettivo ci sia un test per stabilire, alla fine dell preparazione, l'andatura da seguir in gara (così per una maratona il test potrebbe esser una mezza)
Rispetto chi, come il90% delle persone si allena stabilendo magari un ritmo prima. E' uno degli aspetti della sua metodica, è curiosa, nuova per me e mi ci trovo bene. L'atletica è bellissima proprio per questo, ci son diecimila strade per giunger allo stesso risultato. Ognuno deve trovar quella più congeniale per sè..

ugo ha detto...

Qualche piccola correzione o precisazione.
@ Davide:avrei dovuto usare il condizionale......nasce atleta e vivrebbe da atleta anche se avesse scelto di non farlo!
@ Giancarlo: il tuo vestito è perfetto, a mio giudizio ti manca solo la cravatta e sei anche un grande atleta, sai che lo penso e che non è altro che oggettiva valutazione.
@ Alessandro: se, faticando ad una andatura in una giornata non buona, diminuisci quel tanto che ti consenta di finire la seduta, mi sta benissimo ma se hai una andatura prevista e non fatichi a tenerla concludendo l'allenamento in quelle condizioni.....preoccupati!
Il concetto di stress-stimolo,sta sempre più prendendo quotazioni nelle ultime pubblicazioni sull'argomento, alcuni autori hanno paradossalmente dichiarato che sono sufficienti 6' di sforzo massimo a settimana per mantenere attivi alcuni importanti aspetti metabolici e fisiologici,oltre che organici, coinvolti durante la attività fisica. Ora ditemi quanti podisti amatori, anche evoluti, possono considerare assolto questo compito durante una settimana?
Imparare a scoprire certi voci del proprio organismo avvicinando i nostri limiti del momento, oltre ad essere a mio giudizio uno dei principali anelli mancanti della preparazione della maggior parte degli amatori, obbliga il nostro organismo a cercare un limite un pelino più in la' quello raggiunto.
Alessandro se tu ritieni di aver chiesto ed ottenuto ciò che potevi dal tuo fisico puoi saperlo solo tu, sta di fatto che molti dei limiti che ci troviamo a considerare di noi stessi sono spesso solo pregiudizi. Mettere il motore al massimo o chiedere di avvicinare quel limite,spesso ci regala gradite sorprese ed in più ci insegna molto di noi, per esempio ascoltarsi, conoscere il linguaggio del nostro limite, amministrarlo o più semplicemente ad avere fiducia nei propri mezzi, limitare i rischi di fallire ed il senso di abbatimento una volta che le cose non abbiano preso la direzione giusta.
Come ti ho detto in premessa però e come ha giiustamente ribadito Giancarlo il programma è un vestito che si ritaglia su misura e sono certo che tu abbia trovato il tuo!

Alessandro Grippo ha detto...

Non credo di aver trovato i miei limiti, anzi penso di esserne piuttosto lontano. Ma alle cose è più semplice arrivarci per gradi, sono consapevole ad esempio che le 3hr e 15min di Berlino sono forse un pò troppo facili nel senso che potrei tranquillamente fare anche 3hr e 10min, nello stesso tempo so che a Firenze nel 2008 ho fatto 3hr e 26min, se riuscirò ad abbattere di 11 min il mio personale so che avrò lavorato bene e potrò di nuovo spostare il mio target più verso i miei limiti fisiologici alla maratona successiva. Per un'amatore questa gradualità la ritengo fondamentale per consentirgli di correre il più a lungo possibile in termini di anni di corsa.

Sul metodo ritengo di non conoscerlo quasi per niente, non basta leggere un post ogni tanto per capirlo a fondo e non sono nela posizione di esprimere giudizi, sia per carenza di conoscenze tecniche generali sia per mancanza di esperienza sul nuovo metodo proposto. Devo dire che la tesi proposta è comunque molto interessante e mi piacerebbe saperne di più in merito.

ugo ha detto...

Credo che la reale utilità dei blog, come e soprattutto dei post di Math sia proprio mirata a creare quei presupposti di una discussione costruttiva.
Non ho mai amato i programmi copia-incolla e ancora meno ho sopportato quelli che ne fanno senza conscere come funzioni realmente il nostro organismo.
Conosco bene Math al punto di poter scommettere che tutto è guidato da idealismo, passione e disponibilità a condividere. In questi scritti non c'è la minima traccia di ostentatio o di autocelebrazione anche se all'inizio avevo chiesto di tener riservate le nostre filosofie e lui lo ha rifiutato in quanto "personaggio pubblico".
Ho accettato di renderle visibili, calpestando il mio carattere burbero, perchè in passato mi è stato rimproverato il contrario, cioè di non voler offrire anche solo la possibilità di confronto agli altri e perchè poi Math è realmenteuna persona profonda, della quale ti puoi fidare sia per la sua intelligenza nel cogliere che nel descrivere, sia per quella "insana" propensione a dare senza compromessi.
Il viaggio di Mat è e dovrebbe essere patrimonio di tutti ed anzi, ti confesso Alessandro, sono anche un po sorpreso di riscontrare così tante visite e così pochi commenti.
Math è per certi versi una delle persone più difficili da allenare, è stato anche uno dei più diffidenti ed ha lasciato che altri poveri malcapitati pagassero il pedaggio della "CAVIA" al posto suo.
Ora che tutto è definito nei suoi progetti, allenare Mat è diventato semplice perchè ha il carattere e la curiosità di esplorare se stesso e quando si va controcorrente è "contitio sine qua non".
Accompagnerò Mat fino alla Maratona di Firenze, li si tireranno le somme, non prima, in quella occasione ci saranno tutte le altre mie perziosissime "cavie",Teresa e Mary 10h 24' al primo tentativo al Passatore, Mary potremmo anche intitolarla: come togliere 20' al proprio personale in maratona in 100 giorni, Marco, amico coetaneo che in un anno toglie 30' al proprio personale sul Passatore ma fa anche quello sui 10, sui 21 e sulla 42. Non è ostentare dati e successi è semplicemente una opportunità di riflettere e commentare in modo costruttivo insieme!Grazie allora di partecipare!

Mathias ha detto...

Non voglio toglier spazio all'ultimo commento di Ugo, che magari cerca altri contradditori, quindi prendete il mio intervento come parentesi e rispondete a lui se volete.

Testimonio in principio la mia totale diffidenza nei confronti delle metodiche di Ugo. Le ragioni in fondo son quelle che dicevo ad Ale. Necessità di un obiettivo..e strada per raggiungerlo ben segnata, nei dettagli, come può sennò un pignolo come me cavarsela. E' come se mi porti a far un viaggio senza prenotazione dell'albergo e non sò nulla dei posti da vedere. Impazzisco(chiedete a eleonora).
Ho fatto un salto nel vuoto e..ho seguito queste prime settimane senza aver in testa una maratona. Ugo svela Firenze, ma è pensiero mio dell'altro giorno(non mi son manco iscritto ancora). Ho corso settimane senza una meta e accettato tutto ciò che mi propinava. A vista.
Ho sperimentato con gusto questa nuova corsa fatta di sensazione.. e di qualità spalmata a dosi in ogni allenamento (ma dove son i lenti uno si chiede in principio..eppur ci sono, seppur camuffati)
Sperimento dicevo e riporto. Non posso non farlo. Perchè son altruista e ciò che mi sembra buono lo cerco di passare. A livello di principi almeno (qui in questo post era banalizzando "fatevi le ripetute senza gps""). Magari son anche stucchevole, e ingenero pensieri buffi del tipo "ma che è che ci vuol insegnare.. si allena si e no da una manciata di settimane ed è lento come una lumaca".. :-P

I tanti pochi commenti,mmh..ma io penso sian legati alla mutevole realtà dei blog. Le persone che vi son dietro a volte vanno, a volte vengono. Non c'è sempre il tempo per dedicar attenzione. (credo che il lettore medio sia sovente distratto, diventa più attento quando l'argomento gli interessa veramente)
Un post buono poi può sfuggire..inglobato dalla quotidianità. Però rimane etichettato. I lettori non mancano, chi si ispira neppure. Paoletto l'amico blogtrotters di Ossi(3°nome nei miei blogrunner friends sulla colonna di sinistra se lo volete andar a trovare), mi segue con 6 settimane di ritardo, ha deciso di seguir la mia scia, sotto la mia egida. Ieri Nico, compagno di squadra mi ha chiesto di visionare il programma personale che Ugo aveva scritto per me e gliel'ho passato per dargli un'idea(non lo allego qui, ma i miei post son sempre dettagliati se vedete, faccio i grattini alle pulci!. A chi non bastava o necessitava di una visione, mi ha contattato in email e gli ho fatto approfondire). Se qualcuno ne può ricavar spunto ben venga..
Insomma, siam qui a sperimentare e a veder che ne salta fuori. Un modo come un altro per giocare a correre :-)

Davide R. ha detto...

Leggo solo ora qualcosa velocemente..
X Ugo..quando ho letto quello che hai scritto mi son messo a ridere..perchè mi son riconosciuto..se ho capito bene..potrei dire che la neccessita di allenarmi e sentirmi bene, nonchè l'agonismo è quasi una necessità, è come lo stimolo di mangiare..potrebbe ogni tanto assopirsi, ma prima o poi ne sento la necessità. Forse potrei dire anche uno stile di vita..probabilmente l'educazione che ho ricevuto da piccolo mi ha reso così, forse l'ho nei geni..però quello che mi dice il mio corpo di tanto in tanto è: muoviti!

ugo ha detto...

@ Davide hai capito benissimo, io sono un pò come te ed adesso con questo infortunio....sto cercando un ciclone per fare i mondiali!!!

Alessandro Grippo ha detto...

Ugo oggi leggendo i post di Mat ho cercato di ricostruire la teoria che sta dietro al tuo metodo, ma anche se i post sono precisissimi non si riesce a cogliere il progetto nella sua interezza. Mi piacerebbe molto poter capire meglio, ma ho paura che dovrò aspettare di rivedersi per avere le idee più chiare, a meno che con Mat non decidiate di buttar giù una specie di guida. Come giustamente dici tu, il programma che sta seguendo Mat è fatto apposta per lui, quindi non è che io posso mettermi a seguire quello che fa lui. Se invece ci fossero delle indicazioni generali da poter seguire potrei provare ad fare qualche variazione al programma che sto attualmente seguendo. Lo so sono un rompiscatole ma a me piace capire prima di fare (ho decine di manuali di ogni genere in casa perchè sempre prima di intraprendere qualsiasi attività mi piace capire la teoria).

ugo ha detto...

@ Alessandro per sommi capi: si dovrebbe prima di tutto fare una Anamnesi dell'atleta, cioò un profilo di tutto quello chwe è stato il passato sportivo, poi bisognerebbe considerare le caratteristiche morfologiche, organiche alimentate da questo o trascurate, mi riferisco naturalmente al passato sportivo, tenete presente che spesso 100metristi finiscono per fare i 100kmetristi,poi sarebbe necessario anche considerare metabolismi,tolleranza e recupero al carico e non ultimo gli aspetti spicologici e come viviamo emotivamente questo sport. La trance di informazioni potrebbe finire con la considerazione reale die Minus che ripeto non sono solo organoci ma spesso da mancanza di uso, la maggior parte dei programmi potrebbero partire da li per poi continuare a studiare e non è detto che poi non si debba cambiare totalmente direzione.
Ultimo particolare,io vado contreocorrente ma in realtà la mia non è assolutamente una rivoluzione, in fondo in modo più intenso ed esasperato è così che si allenano gli atleti agonisti, basta solo mantenere certi carichi ,diluirli nel tempo per un adeguato recupero ma dare gli stessi stress significa spesso mantenere e alimentare ciò che spesso gli amatori affidano dimenticano eaffidando solo alla corsa di resistenza o di ritmo la loro preparazione!
Sò in sostanza di aver detto ancora poco ma se il problema non fosse complesso......

Francarun ha detto...

Ciao Mat son passata a salutarti, vado in vacanza.
A presto.
Franca

Anonimo ha detto...

sono resuscitato.
math, io ho sempre viaggiato senza prenotare (e anche molto di più)... e da solo. l'ho detto tante volte che i tempi, i ritmi, gli obiettivi, sono cose che non si possono stabilire a priori, è la corsa che ci deve parlare di sè stessa e quindi in questo sposo la filosofia di ugo. poi magari qualcuno esperiente e intuitivo (=razionale in tempi immediati) già SA cosa accadrà, ma all'atleta è meglio non dirlo (eh, eh, eh).
una nota sui pochi commentatori del blog: succede la stessa cosa sul blog di paolo di lecce, un anno fa faceva 40 commenti, ora che è forte non lo cagano più... boh! cos'è, una specie di mafia dei tapascioni?
luciano er califfo.

Mathias ha detto...

Luciano, temevo che i banditi ti avessero preso ostaggio. In effetti chi allena probabilmente sa quanto possa valere il suo cavallo.. Io però sono il cavallo, so solo nitrire, ed è meglio così per il momento.